giovedì 27 giugno 2013

Non abbiamo sentito la campana!


Rieccoci qui. La conosciamo bene questa sensazione, tutti quanti. Quel groppo in gola che non va via per giorni, l'amarezza di non aver portato in fondo ciò che era nostro di diritto.
Incassiamo ancora una volta, con dignità. Quella no che non ci manca mai.
Al di là dell'importanza della competizione fa male. Cazzo se fa male. Perdiamo ancora una volta contro una Spagna che di Campione d'Europa e del Mondo ha giusto quello stemma sulla maglia a ricordarglielo.
Perdiamo ancora una volta ai rigori, come agli europei di quattro anni fa.
Perdiamo dopo aver fatto una partita eroica, gagliarda, a tratti commovente. Quella che avremmo dovuto fare nella finale dello scorso anno, quando ci annientarono senza appello.
Eppure a questa nazionale bisogna abbracciarla forte e volergli tanto bene. Perchè da qualche anno non è ne una squadra di giovani promesse nè un gruppo di veterani, è un ibrido che apparentemente non aveva nemmeno ragione di esistere, senza un numero 10 alla Del Piero o alla Totti a fargli fare il salto di qualità.
Eppure siamo sempre lì, a dare fastidio alle grandi, dimenticandoci sempre che i più grandi siamo noi nonostante i tanti problemi che ci portiamo dietro.

Perchè è dura vedere Gigi che commette più errori di quanti ne commetteva qualche anno fa, ma quando c'è da salvare il risultato è sempre pronto, il Capitano. Fa male vedere Andrea lottare in mezzo al campo nonostante sia in riserva da un bel pezzo, dopo una carriera leggendaria. Fa male vedere tanti ragazzi che a questi livelli non ci sono mai stati...I vari Giaccherini, Candreva, Giovinco, Maggio....che nonostante tutto combattono come leoni su ogni pallone, come i veterani. Come quel De Rossi che è sempre l'ultimo a mollare e sempre il primo a farsi gonfiare la vena del collo quando c'è da esultare.


Fa male vedere il Mister che si sgola fino al 120esimo, con lo sguardo di chi crede profondamente in ognuno dei suoi ragazzi. Fa male perdere ancora una volta contro di loro. Ma andiamo avanti, come sempre. Ci siamo abituati.
E quelli là, che esultano dall'alto dei loro campioni milionari, abituati da sempre a vincere (e a simulare) dovrebbero solo preoccuparsi di questa serie di batoste che ci rifilano da qualche anno. Gli ultimi che ci hanno riso in faccia per tanti anni, infatti, hanno dovuto pagare un conto salatissimo quando era il momento giusto. Anche loro hanno fatto quel percorso lì...I più forti di sempre. Ora sono tornati a cuocere baguette e a friggere rane.

Perchè alla fine della fiera quelli che vincono le partite col sudore della fronte, buttando anima e cuore su quel cazzo di rettangolo verde, dando calci e spinte senza per forza tentare il dribbling o il doppiopasso che infiamma il pubblico. Quelli alla fine siamo sempre noi.
Quelli che per  oltre un ora e mezza prendono a pallonate i Campioni del Mondo facendoli letteralmente cagare sotto, costringendoli a giocare ALL'ITALIANA, con 9 uomini dietro la linea della palla, difendendosi con la paura negli occhi.

Ce ne andiamo a casa ancora una volta, a testa alta però, come sempre. Più incazzati di prima e pronti a prenderci la nostra rivincita, come abbiamo sempre fatto.

E' di questo che tutti gli altri devono avere paura. Soprattutto quei nani con la casacca rossa e gialla. perchè non ci saranno sempre i pali e i rigori a salvargli il culo.

Ci vediamo l'anno prossimo.

Uno lo adori, uno lo odi, uno lo aspetti: 3 giochi di cui vale la pena parlare


Dall'E3 di quest anno sono uscite tante cosette interessanti, a parte la presentazione delle due nuove console...Con Nintendo chiusa in un angolo a battersi la mano sulla testa.
Tanti giochi che promettono davvero bene, anzi, per dirla alla Cassano "bene bene oh".

Piccola digressione sportiva: quanto è quotato Cassano che da fuoco a tutta la sede del Parma entro Gennaio?

Oggi però voglio spendere due parole per tre giochi ben precisi. Uno uscito quest anno che ho adorato, un altro sempre uscito quest anno che non mi è piaciuto manco per il cazzo (e che ormai dovreste conoscere bene n.d.r.) ed uno che ancora deve uscire per il quale sto sbavando da almeno un annetto, visto che se non ricordi male, lo hanno annunciato all'E3 dello scorso anno.

Partiamo?

Glie l'ho detto mille volte a Songbird di non fare il bagno dopo mangiato

BIOSHOCK INFINITE


Per quanto mi riguarda Bioshock Infinite (di cui potete leggere la recensione del sottoscritto) non è soltanto il capitolo più bello della serie, non soltanto è il videogame con la storia meglio costruita e tematicamente più complessa e intrippante mai creata, non è il punto più alto raggiunto in questa generazione di console.
Bioshock Infinite è un'opera d'arte, come e più del capostipite della serie.
Irrational Games è riuscita ad innovare un brand senza stravolgere il suo concept di base, che ne aveva decretato il successo.
Cercate pure in giro ma difficilmente troverete un action/adventure/fps (chiamatelo un pò come volete) di questo livello, con una così marcata varietà di situazioni, di segreti da scoprire e di colpi di genio infilati nei punti giusti, nei momenti giusti.
Uno dei colpi di genio più grandi della produzione potete vederlo nello screen qui sopra (n.d.r.).
Per quanto io sia favorevoli alle saghe lunghe e concatenate, per la prima volta spero che Bioshock termini così, come il titolo ed il finale del gioco suggeriscono: con l'Infinito, per il semplice motivo che sarà quasi impossibile fare di meglio.


Devo portarmi in giro sta ragazzina che non è capace manco di lavarmi e stirarmi una camicia

THE LAST OF US

Come avrete intuito nel post di qualche giorno fa, The Last of Us non rientra propriamente nella lista di quei giochi che giocherei una seconda volta. Ma manco se mi minacciassero di evirarmi con un coltello arrugginito. Joel ed Ellie sono riusciti persino a battere la spietata concorrenza di Crysis 3 e Metal Gear Rising nella classifica dei tuoi personali bidoni di questa prima metà di 2013.
E' inutile che mi dilunghi nuovamente elencando la serie interminabile di magagne del titolo Naughty Dog, su quanto sia noioso, ricopione, spocchioso e presuntuoso per tutta la sua interminabile durata. Di quanto il finale faccia ridere i polli e su quanto speri che non tirino fuori un seguito jamais!
Un brutto videogame che ha deluso le mie aspettative e mi ha alleggerito di 100 euri.
Si perchè lo stronzo qui presente ha pensato bene di prendere pure la limited. Drogarmi come tutti no eh?


Ehi cazzone mi righi il cofano della macchina così!

WATCH DOGS

E' tutto intorno a t...No aspetta quella era Megan Gale. E' tutto collegato. Già il concept di base di Watch Dogs è una figata megagalattica. Sto tizio che se ne va in giro ad hackerare tutti i dispositivi elettronici della città col suo smartphone è un qualcosa che piacerebbe a chiunque, dai su ammettetelo. Il fatto poi che il gioco sia un misto di Assassin's Creed, Splinter Cell e Ghost Recon (insomma un gran galà Ubisoft) non può che generare in me commozione ed anche una mezza erezione (facciamo mezza che c'è crisi e non si possono sprecare erezioni complete a vuoto).
Comunque sia anche la natura sandbox di Watch Dogs non sembra affatto da sottovalutare: la città promette di essere enorme con centinaia di edifici esplorabili e migliaia di dispositivi con cui interagire.
Si sa ancora poco del multiplayer ma si è intuito che verrà gestito attraverso un sistema drop-in drop-out che permetterà a diversi giocatori di unirsi alla vostra partita, di interferire col vostro operato o magari aiutarvi o magari non cagarvi di pezza chissà.


Io so solo questo:

DeadSec Edition con statuozza di Aiden Pearce (il protagonista). 100 euri da Amazon

P.S. Era fica anche la Vigilante Edition (esclusiva GameStop) che include nella confezione il travestimento facciale uguale a quello del protagonista del gioco. Ma siccome in passato indossai un passamontagna per il freddo e per poco dei passanti non chiamarono la polizia (solo dopo però mi accorsi che aspettavo un amico davanti ad una gioielleria e che effettivamente potevo destare qualche LEGGERISSIMO sospetto) non avrei occasione di indossarlo in pubblico e sarebbe un vero peccato.

sabato 22 giugno 2013

La veramente vera recensione di The Last of Us


Dite la verità, quella sfilza di 10 hanno infinocchiato anche voi. Io ammetto che, per la prima volta, mi sono fatto influenzare da tante recensioni così entusiastiche e da quella vagonata di perfect score.

Questa però è la recensione vera su The Last of Us, che viene da uno che possiede entrambe le console e che per il gioco in questione ha speso 100 euro comprando la Limited Edition (carina tra le altre cose).

Sono al di sopra di ogni sospetto ora? Bene. Sonari fatevi il segno della croce.


The Last of Us parte col botto, non c'è che dire. Erano anni che un gioco non aveva un incipit così duro e coraggioso. Il preludio per una delle storie più belle della generazione? Macchè, vi piacerebbe...

La storia di TLOU è un accozzaglia di situazioni viste e riviste in altri videogame (Uncharted, mmm guarda un pò) e serie TV (The Walking Dead). I colpi di scena che vorrebbero farti saltare dalla sedia non è che sono telefonati, passano sotto casa, suonano il clacson e vengono a citofonarti.
I due protagonisti sguazzano nell'anonimato per tutta l'avventura. Joel è il più classico dei morti di sonno, uno di quelli che prima fa tutto il duro e poi fa tutto quello che gli dicono come un cagnolino. La ragazzina Ellie cerca di darsi un tono lanciando una parolaccia di tanto in tanto in mezzo alle frasi da cioccolatino che ripete ogni 3X2 ma è ampiamente insopportabile per tutta l'avventura.
E quindi si va avanti così per tipo 10/12 ore, aspettando la svolta che non arriverà mai e faticando a tenere su entrambe le palpebre tra scenette insignificanti e dialoghi al limite del ridicolo.

Vedi quelli lì? Sono i coglioni che si aspettavano il gioco del secolo...

Ma dici, mica tutti possono mettersi a competere con Irrational Games no? Eh infatti...Vediamo se sto gioco è divertente almeno. 
Ve lo dico subito: manco per la fava.

The Last of Us è lento, lento come la morte. E' un action adventure di quelli prevedibili come pochi. 
Libertà di scelta zero: c'è sempre solo una strada da seguire nonostante alcune location siano molto generose in quanto a dimensioni. 
Il level design per quanto ispirato (ma talvolta un pò riciclato tra una location e l'altra) offre davvero troppe possibilità di nascondiglio, alcuni ripari sembrano veramente piazzati in mezzo ai percorsi per dire "Ehi ciccio, nasconditi qui che tanto esce fuori qualcuno".
L'esplorazione è tra le cose più noiose che ci possa essere: obbligare il giocatore a girarsi chilometri di mappa per cercare risorse senza mettergli davanti alcun pericolo; vi capiterà di esplorare case, cantine, soffitte, garage e altre strutture senza incrociare nemmeno l'ombra di un nemico.
Di fatto non c'è mai il fattore sorpresa in TLOU: se ci sono nemici in vista la musica di sottofondo o le urla dei nemici lo sottolineano e tu ti metti in guardia, puoi pure avvisare mamma a casa che fai un pò tardi perchè hai incontrato gli zombie per strada e di aspettare a mettere la pasta. 

Tra i vari infetti potreste anche incontrare Beppe Grillo. Ditegli che avete votato il suo movimento o vi attaccherà.

Le missioni sono sempre le stesse, anzi è praticamente SEMPRE LA STESSA MISSIONE: vai da un punto A ad un punto B (in mezzo recupera questo o quell'altro oggetto).
La collaborazione con la ragazza è ridotta all'osso: aiutala ad attraversare, aiutala e salire, aiutala a fare i compìti, aiutala a spazzolare i capelli.
L'unica cosa che si salva? L'intelligenza artificiale. Perchè va detto: nemici umani ed infetti vi danno la caccia come se non ci fosse un domani, rendendo ogni scontro molto teso vista anche la mancanza di proiettili....Per la prima ora di gioco. Dopo pochissimo infatti potrete trasportare nel vostro zainetto da campeggiatori un arsenale che manco Schwarzenegger sul gommone in Commando era riuscito a portarsi dietro. Pure le munizioni si troveranno a frotte e da lì in avanti non dovrete temere alcuno scontro, visto anche che Joel in corpo a corpo fa delle vere e proprie stragi, manco fosse Nathan Dr...ops!

E allora cos'ha di originale TLOU? Il crafting? La sensazione di sopravvivenza? Manco per la ceppa. 
Tutto ciò che di survival vedete nel titolo Naughty Dog c'era già ed era reso anche meglio nel piccolo grande capolavoro di Ubisoft: I Am Alive (di cui potete leggere la recensione del sottoscritto).
D'altro canto il "talento" di Naughty Dog è sempre stato questo, in questa generazione: arraffare qualche buona idea altrui, mescolarla e tirarci fuori il proprio blockbuster. Così, come se i tre Uncharted (tutti uguali) non fossero stati abbastanza i sapientoni hanno ben pensato di tirare fuori sta roba qui, che non è il Messia che tutti quanti aspettavano, anzi....

La verità è questa: The Last of Us è una GIGANTESCA PRESA PER IL CULO. Una presa per il culo portata sapientemente avanti da Sony però che ha trollato praticamente tutto il mondo con questo screen qui:

SECCHIONE SECCHIONE SECCHIONE!

Comunque sia non mi sento di mettere in croce Sony per un'operazione di marketing così magistrale, anzi. 
Il mio più profondo disprezzo va a tutte quelle testate che si sono prestate a questa pantomima verso un gioco che di Capolavoro non sente nemmeno l'odore da lontano, anzi, per quanto mi riguarda sfiora anche il flop se rapportato alle aspettative stratosferiche che si portava dietro da quasi due anni.


P.S. Il titolo suggerisce un profondo senso di sopravvivenza, direte. Macchè, il titolo vuol dire solo che i protagonisti portano una sfiga tremenda visto che SPOILER: chiunque si unisca a loro ci rimane secco.

P.P.S. Ellie, una ragazzina di 14 anni con la magliettina rosa e la coda di cavallo, a un certo punto (DAL NULLA) diventa Clint Eastwood.

P.P.P.S. Graficamente il gioco merita. Le musiche, invece, fanno cagare.

domenica 2 giugno 2013

Solo Dio Perdona - Nicolas Winding Refn se ne fotte di tutti



Quando l'azienda per cui lavoro mi ha chiesto se volevo andare a vedere il nuovo film di Nicolas Winding Refn, in anteprima, lo scorso 21 Maggio, ho sgranato gli occhi e ho ovviamente dato la mia disponibilità, nonostante il film fosse in lingua originale con i sottotitoli (cosa che non amo particolarmente)...Ma tanto poco dopo ho scoperto che non sarebbe stato un problema.

Dopo Drive, di Nicolas Winding Refn mi ero fatto una grande opinione. Uno di quei registi che ti mette Ryan Gosling sullo schermo e gli fa dire quattro parole in croce, gli fa recitare delle scene di violenza al limite del sadismo e non gli fa fare sesso con nessuna donna. Un regista coraggioso, che tira fuori un film "scomodo" che però piace a tutti, anche a quei tizi con la puzza sotto al naso del festival di Cannes, che lo acclamano e gli danno pure il premio come miglior regista, e avrei anche voluto vedere...

Ma torniamo al suo nuovo film. Julian (Gosling) e suo fratello gestiscono una palestra di Muai-thai a Bangock, che ovviamente è una copertura per un traffico di droga. Quando il fratello di Julian stupra e uccide una sedicenne si trova a dover fare i conti con un inquietante personaggio: un poliziotto in pensione che regola i conti con il sangue. Julian è combattuto tra il lasciar correre (in fondo suo fratello ha avuto ciò che meritava) e le pulsioni di sua madre (una splendida e volgarissima Krstin Scott Thomas) che pretende vendetta per la morte del figlio.

          Uno degli antagonisti più fighi di tutti i tempi. Un tizio che si tira fuori la spada dalla colonna vertebrale ogni volta che deve ammazzare qualcuno

Nelle circa due ore di proiezione assistiamo ad un film che nessuno si aspettava, così lontano da Drive e così meravigliosamente intimo. Solo Dio perdona è un film che Refn VOLEVA FARE, si vede, si percepisce ad ogni inquadratura. Il legame viscerale del regista con tutto quello che accade sullo schermo è quasi onirico. E poi c'è la regia. Il danese muove la macchina da presa lentamente, prendendosi il tempo di farci scorgere ogni dettaglio, prima di esplodere nel rappresentare l'inaudita crudezza che si insinua tra le crepe del film.
Pochissimi dialoghi, ritmo blando, quasi ipnotico. Alcune sequenze sembrano a metà tra il sogno e la realtà, tra l'assurdo e il paradossale. Poi la violenza, così poca ma così concentrata che lo spettatore è quasi bramoso di vederla. Poi c'è una Bangock così artificiosa da sembrare quasi un gigantesco negozio di luci al neon, con queste scenografie meravigliose ed una colonna sonora ancora una volta da applausi.

Il percorso del protagonista è ancora una volta perfetto, ogni sua azione, ogni sua parola (delle circa 5 che pronuncia in tutto il film) ha un significato ben preciso. E se alla fine si potrebbe pensare di aver assistito ad un film incompiuto, dopo pochi istanti ci si accorge che è solo una sensazione data da uno di quei finali che sono perfetti così, anche se non li capisci immediatamente.

Quello che fa grande un film è proprio questo: se una volta uscito dalla sala continui a riflettere su tutto quello che hai visto, ti fai delle domande e se quelli che ti stanno intorno ti dicono "Sembri un'altra persona" allora la pellicola ha fatto il suo corso completo dentro di te, ha lasciato il segno.

La scena di combattimento più intensa ed emotivamente sfiancante che abbia mai visto in un film.

Poco importa se a Cannes il film è stato fischiato come poche altre cose o se la maggior parte delle persone che l'hanno visto o lo vedranno rimarranno delusi da un mancato Drive 2.

Nicolas Winding Refn se ne fotte di quello che pensiamo tutti. Lui fa il cinema che gli piace fare e riesce ancora una volta a dare vita a un cult da ricordare. Lui è un grandissimo regista, anzi di più, è un artista.

E io sono stato fiero di avergli stretto la mano.