mercoledì 14 maggio 2014

Top 5 Action Man Hasbro: Molto più che un soldato palestrato


Erano i primi anni '90 quando i miei desideri natalizi si spostarono dalle mitiche action figure Hasbro degli eroi WWF e delle Tartarughe Ninja a un pupazzone di dimensioni molto più generose (non pensate male come al solito) e con tutta una serie di accessori e costumini fantastici. Un trasformista dell'azione con la faccia da tesserato del PD un po' scoglionato. Action Man si faceva chiamare. Inizialmente prodotto dall'inglese Palitoy ed ispirato ai ben più famosi G.I. Joe amerregani. Palitoy che ti fa però? Dice "Oh ma mica solo voi c'avete i soldati fighi, mo ne facciamo uno pure noi". Così trasformano il ragazzone in un soldato dell'esercito britannico. Ed erano queste mondezze qui sotto, prodotte dal '66 all'84:

Da sinistra: un mafioso russo, Napoleone che fa segno a quello davanti che ce l'ha piccolo, TinTin, il Capitano Haddock di Tin Tin e un inserviente dell'aeroporto sotto pagato.

Non era proprio arte loro, diciamolo. Fortunatamente mamma Hasbro si compra il marchio nel '93 e ci dice: "I pupazzoni si fanno così, osservate in religioso silenzio". Da lì in poi: LA LUCE. Action Man (un nome suo non ce l'ha mai avuto il povero Cristo) sveste quegli abitini pezzenti e quelle barbe da ubriacone, comincia a indossare una serie di costumi e accessori uno più badass dell'altro e delle pettinature sempre più alla Javier Zanetti. C'è di strano che la compagnia decide di eliminare qualsiasi riferimento militare trasformando Action Man in un semplice "avventuriero" intento a sventare continuamente i piani del malefico Dottor X, tanto non aveva niente di meglio da fare.
Qui sotto trovate la personale Top 5 del sottoscritto, tutti passati sotto l'albero di Natale di casa Pulp e quelli con cui, in linea di massima, giocheresti ancora oggi, a 26 anni. 

N.5: Action Man Commando Requin Swimmer (con occhialini aggratise)



Il commando swimmer aveva una spettacolare peculiarità. Oltre agli occhialini da nuoto GRATIS, come recita la confezione, di quelli che la guarnizione in gomma ti si conficcava direttamente nelle retine, e le pinne mozzate diagonalmente, il pupazzo, tramite un meccanismo a molla mulinava le braccia e batteva le gambe, rimanendo a galla nell'acqua e nuotando per davvero. Ora, l'intento della Hasbro era ovviamente quello di far si che il fortunato regazzino possessore dell'action figure, si bullasse coi suoi compagnucci del mare, mostrando il suo eroe mentre nuota imperterrito. La dannatissima paura che un onda lo portasse via per sempre però (paura che hai provato in prima persona) faceva si che l'uso più comune di questo fantastico modello fosse il seguente:
Vabbene così, non ti allontanare ammamma!

N.4: Action Man V.R. Eroe Virtuale


Lo scopo di questo modello non l'ho mai capito fino in fondo, c'era questo aggeggio in cui si potevano vedere frame di pellicola con scene di combattimento rigorosamente "a cazzo di cane" e senza nessun attinenza. Comunque, la tutina reticolata era veramente fantastica, così come il casco super-tecnologico (Ubisoft arrivò solo molti anni dopo coi suoi Ghost Recon) e il cannone a mano spara cottonfioc. Ovviamente di quei missili, che partivano dal cannone a 300 all'ora, ne erano rimasti a malapena due subito dopo aver provato i primi lanci. 

N.3: Action Man missione Samurai

Arriviamo al podio. Purtroppo niente foto con il blister originale, Google immagini ha detto che era troppo tamarro anche quello. Whateva', questo era uno dei modelli più belli ed accessoriati. Tolta la splendida tuta alla dragonball con tanto di parabrcci e parastinchi e con una fibia che manco i neri malavitosi di Harlem, il nostro pupazzò era dotato di: katana seghettata tenuta ovviamente dal lato sbagliato, due diverse varianti a metà tra i nunchaku e il kusari-gama (ad uno le lame sembravano fette di melone, nell'altro dei Ferrero Rocher) ed una maschera da schermitore. Altissimi livelli anche se Hasbro sfornò altri due interessanti modelli da combattimento, un Ninja e un Boxer e ovviamente avevo anche quelli, un colpo al cuore non poterli inserire nella top 5:

Il casco rosso ed il cappuccio blu, una volta infilati sembravano incollati col mastice.


N.2: Action Man squadra anticrimine con cane lupo


Con un nome che sembra uscito da un film degli anni '70 con Tomas Millian, l'Action Man con cane lupo era uno dei modelli più meravigliosamente accessoriati in assoluto: binoclo, mitra, manette, coltello, pistola berretto, giubotto antiproiettile, mangenello e soprattutto un pastore tedesco incazzatissimo con gli occhi rosso sangue non dissimile dal commissario Rex. Il cane c'aveva anche un pulsantino per farlo abbaiare e ringhiare, a sua discrezione. Paletta e sacchetto non erano inclusi. Il bello è che il cane era fatto talmente bene che dopo un po' volevi giocare solo con lui e lasciavi il povero Action Man a dirigere il traffico dello micromachine e degli sbullonati. Qualche anno dopo, nelle nuove linee Hasbro, uscì anche un pezzentissimo revival:
Dai che facciamo tardi al concerto dei Club Dogo!

Questo scempio qui. Il cane è rimasto identico, il padrone è diventato rachitico, c'ha manco la metà dell'equipaggiamento originale e i pantaloni a vita bassa larghissimi da rapper di periferia. YO BITCH!

Comunque sia non è stato l'unico caso in cui il buon Action ha seviziato qualche povero animale per le sue egoistiche missioni:

In questo modello, ad esempio, ha ammaestrano un GRIZZLY, riuscendo perfino a imbragargli sul groppone un lanciarazzi. Action Man aveva le palle cubiche.

In questa diapositiva invece Action Man in un abilissimo travestimento da Coccodrillo: nessun sospetterà mai di un coccodrillo con dei motori al posto delle zampe posteriori ed il simbolo di Action Man sulla capoccia.

N.1: Action Man Battle Force


Direte: "vabbè dopo tutta quella roba il primo in classifica è il soldatino?" Si. Perchè il Battle Force, a tua memoria, è stato il primo Action Man a sbarcare in Italia e soprattutto il primo che ti hanno comprato. Un soldato con tuta mimetica ed M4, con coltellaccio, pistola e medaglietta in metallo in grado di farti vivere fantastiche avventure e soprattutto di fondere Rambo e Commando, due tra i tuoi eroi del cinematogrfò di guerra più rappresentativi degli anni '90, insieme al tenente Frank Drebin di Una pallottola spuntata. Ricordi ancora che nei momenti di esaltazione più concitati, in cui gli facevi far fuori mezzo esercito di robottoni, Biker Mice e Street Sharks, gli toglievi la giacca e a petto nudo gli facevi urlare forte: "NON E' FINITO NIENTE!" Così, pure se non c'entrava niente. Sono ricordi che nulla cancellerà mai dalla tua mente. Neva'.

lunedì 12 maggio 2014

A volte ri-ri-tornano: gitarella con soggiorno al Grand Budapest. Per cominciare...

Ora non più cicci!

Ok si, ho avuto un'altra crisi/blocco dello scrittore/intimidazione nello spogliatoio da parte di Luciano Moggi. E allora? Capitano quei periodi della vita in cui sei troppo impegnato per mandare avanti un blog, tra l'altro poco seguito e troppo simile a quello di Alessandro Apresa/Doc Manhattan (come ti ha contestato una volta un tizio). Magari, avete visto quanta gente lo segue, sottoscritto compreso, a Doc Manhattan? (ok adesso non andate sul suo blog subito però, finite questo articolo almeno).

Però che ci volete fare? Mi piace scrivere e quindi continuerete a beccarvi un altro po' di boiate a random nei prossimi mesi, fino alla prossima crisi o almeno alla prossima gomitata di Chiellini non vista dall'arbitro (#CampioniD'Italia, #33sul campo, #CodiceEtico).

Whateva'...Di che parliamo oggi? Di argomenti ne ho tanti ma eviterei un Listone Giordani come la scorsa volta quindi tocca decidere. Mano ai pulsanton...No vabbè faccio io dai.

Vorrei parlare del lotto di pupazzi WWF della Hasbro ma sorprendentemente sto picchio di Doc Manhattan ne ha comprato uno più grosso e più bello praticamente nello stesso periodo e ci ha tirato giù un post coi controcoglioni quindi niente. (pure se ho creato una bella pagina ufficiale per scambiarci o venderci i pupazzini come le figurine, tel chi: https://www.facebook.com/compravenditahasbro?ref=hl

Dell'ennesima ladrata di quegli esseri immondi anche a campionato (ci vuole coraggio a chiamarlo così) è inutile pure parlarne. #ConatiDiVomito

Delle 2-3 serie che ho cominciato a seguire nessuna mi ha preso particolarmente, tranne Gomorra, ci cui trovate un bello spiegone qui: http://35mm.it/gomorra-la-serie-il-ritorno-di-sollima/

Di videogiochi non ne hai provato uno da mesi a parte la combo di DLC di Bioshock Infinite, anche qui vi beccato un link perchè di certo non ne riparlo: http://console-tribe.com/dlc/525/bioshock-infinite-burial-sea/

Del fatto che forse a settembre vai a vivere con la tua amata? No che poi mi gioco il pubblico femminile del blog (semmai ce ne fosse).

Che rimane?

C'abbiamo il cinematografò, è partita la festa del cinema dove tutti gli spettacoli (tutti tutti, a tutti gli orari, in tutti i cinema anche i peggiori di Caracas) si possono gustare al 3 euri, 5 euri per il malefico finto-3D.

Giusto l'altro ieri sono andato a vedere Grand Budapest Hotel e....E parliamo di quello che per il resto c'è tempo.

Genny possiamo partire?

"Ma che me ne fott'a me?"

Grazie Genny!

Grand Budapest Hotel di Wes Anderson: ACCHIAPP'A'CHILL!



Non ho mai apprezza particolarmente il cinema di Wes Anderson, questo gaysssimo ragazzone di Huston dai gusti così frufru che da anni e anni divide la critica di tutto il mondo. Di fatto a memoria ricordo di aver visto soltanto Moonrise Kingdom (carino ma niente di più), nebulosa l'immagine dei Tenembaum e di aver smesso di vedere praticamente subito Fantastic Mr.Fox perchè ormai i film in stop-motion fanno cagare da parecchio, tranne Frankenweenie di Tim Burton.

Dunque sto Grand Budapest è un lussuosissimo albergo della Repubblica dello stato fittizio di Zubrowka dove lavorano un perfettissimo concierge di nome Gustave ed il suo "lobby boy" Zero Moustafa. Ma come veniamo a conoscenza della loro storia che si svolge a metà degli anni '30? Attraverso uno scrittore, che ce la racconta dopo averla appresa dallo stesso Zero, incontrato in quello stesso albergo negli anni 70. Ma questo scrittore? E' lo scrittore di un libro in possesso di una bambina che si presenta davanti alla sua tomba per rendergli omaggio, negli anni 80. Ok detta così è un gran casino però fidatevi che il gioco di scatole cinesi si ferma all'inizio e riprende alla fine e quindi si evita l'effetto "Oh ma che cazzo è successo?" alla Inception.

Comunque sia c'è il consierge che nella sua innata perfezione e pignoleria ha il vizietto di rimorchiarsi delle vecchiastre novantenni, portarsele a letto non solo perchè una volta schiattate probabilmente gli avranno intestato qualcosa. Ma perchè gli piace proprio.Una di queste gli lascia in eredità un quadro preziosissimo, che la famiglia della babbiona ovviamente vuole tenersi stresso. Gustav così lo ruba, aiutato da Zero e comincia la più grande partita di acchiapparella della storia, la dove chi viene preso non deve rincorrere...

"Ah, le patatine di una volta...Non ne fanno più così"

Quello che io penso dei film di Wes Anderson, soprattutto di quelli ho visto (e anche degli altri stando a pareri esterni) è che nessuno si avvicini mai ad essere un capolavoro. Questo regista ha una visione molto particolare del Cinema. Per lui è come se, ogni volta, si dovesse mettere in scena una recita scolastica. Ci sono tante piccole parti insieme a quelle principali ma non sono piccole parti per piccoli attori. Sono piccole parti e basta, che nell'economia della recita non potrebbero mancare. Sennò, aò, s'affloscia tutto.
Il ritmo di Grand Budapest Hotel è diverso da ogni altro film di Wes Anderson. Dal minuetto di passa al charleston e allora quelle due ore di film volano. Tra un meraviglioso Ralph Fiennes, un cattivissimo Willem Dafoe, e in sequenza Bill Murray, Owen Wilson, Adrien Brody, Tilda Swinton, Harvey Keitel, Jude Law e Edward Norton, giusto per citare i nomi più altisonanti di questo cast fuori di testa, ci si diverte, si ride, ci si emoziona e si sta pure in tensione e pian piano ci si rende conto che questo è un gran film. 

Non un capolavoro nè di sceneggiatura (per quanto simpatica ed intelligente) nè di regia (che il buon Wes è ancora a quei 3-4 movimenti di camera e non schioda, "je piace proprio") (ma di fotografia si) però fa quello che dovrebbe fare il cinema, che prima di tutto è una messa in scena: far divertire lo spettatore, intrattenerlo, permettergli, in quel paio di ore, di dimenticarsi le preoccupazioni che lo aspettano fuori da quella sala. Questo ormai lo sanno fare pochi registi al mondo.Proprio come portare una recita scolastica al cinema senza che nessuno se ne accorga....E farla piacere a tutti. Tranne a chi di cinema non capisce un Antonio Conte.

"La tua crudeltà è veramente AGGHIAGGIANDE"

lunedì 18 novembre 2013

JOBS: Quando gli acidi ti danno lo sprint per creare mmmh la Apple


Questa recensione era stata pensate per essere pubblicata sul sito dove sono stato "assunto" per scrivere in maniera seria, non per cazzeggiare come faccio qui di solito (sempre meno spesso purtroppo) quindi mi spiace se non ci ho infilato dentro la solita dose di humor irresistibile. Purtroppo però sono ancora un novellino, giochi di potere, era una recensione troppo ambita...GOMBLOTTO. 

Io l'ho scritta lo stesso e quindi ve la beccate, tiè!

P.S. Chi vi scrive è un accanito detrattore della Apple a cui, tuttavia, il film è piaciuto abbastanza...Lo Steve Jobs di Ashton Kutcher è un'ispirazione, non solo per il cinema.


Jobs di Michael Joshua Stern

Steven Paul Jobs è un universitario del Reed College di Boston, scapestrato e visionario il buon Steve si rende conto, dopo solo un semestre di università, che quel mondo gli va stretto, che non c’è creatività in quell’ambiente. Motivato dalla sua sconfinata ambizione e da sostanze non proprio lecite, Steve lascia l’università per inseguire un sogno: cambiare il modo di vivere delle persone.
Inizia così Jobs, l’atteso biopic sulla vista del creatore della Apple, oggi l’azienda  informatica numero 1 al mondo. Raccontare i 20 anni più importanti della carriera di Jobs, dagli inizi nel garage della sua famiglia, dove, di fatto, fondò la Apple Computer insieme all’amico programmatore Steve Wozniack (vero e proprio genio dell’informatica), fino alla consacrazione della sua azienda come multinazionale, passando per l’estromissione dall’impero che lui stesso aveva creato ed arrivando al rilancio che salvò l’azienda dal fallimento.
Tanta, troppa roba per essere compressa nelle sole due ore di proiezione. Un film che scorre via veloce dopo un inizio convincente ma che, comprensibilmente, è costretto a piantare il piede sull’acceleratore nell’intento di raccontare i passaggi fondamentali della vita di Steve. I cultori della “mela” avranno sicuramente apprezzato il riassunto e si troveranno pienamente soddisfatti della visione. Tutti gli altri faticheranno a cogliere tutti i molteplici avvenimenti che hanno influenzato la titanica impresa di Jobs per portare la Apple ai vertici dell’economia mondiale. La “colpa”, se così possiamo definirla è della sceneggiatura dell’esordiente Matt Whitteley, cui spettava il ruolo più difficile. Lo script fa il suo dovere quando deve raccontare fatti noti ai più: le origini del progetto Apple 1, la svolta dell’Apple 2, la fenomenale entrata in borsa della società, l’estromissione di Jobs dalla sua stessa azienda ed il trionfale ritorno per salvarla dalla bancarotta. In mezzo però ci sono particolari importanti che non vengono approfonditi, uno su tutti lo Steve uomo fuori dall’azienda, il difficile rapporto con la sua famiglia, che vediamo in una sequenza brevissima soltanto alla fine del film, la fondazione della Next, l’azienda di software che fondò dopo essere stato dimesso da amministratore delegato della Apple ed il fondamentale sodalizio con Bill Gates, prima nemico giurato (dopo il “furto” dall’architettura del sistema operativo pensato per il Macintosh, altro avvenimento estremamente più complesso di come è stato invece raccontato nel film) e poi alleato fondamentale per il rilancio della società. Tutti passaggi cruciali che sono stati estromessi dalla pellicola per fare spazio ad un one man show di un impressionante Ashton Kutcher, autore di una prova che rimarrà nella storia del cinema (nonostante una camminata fin troppo caricaturale e "quello sguardo" a volte troppo ricorrente).
Tutto questo dimostra che Jobs era e rimane un film pensato per la folta schiera di cultori della Apple, di tutti coloro che conoscevano per filo e per segno gli avvenimenti del film e che non aspettavano altro che un appassionato tributo al loro idolo di sempre, all’uomo che, di fatto, ha cambiato il modo di vivere delle persone.  E’ proprio qui che il film rimane interlocutorio e forse “incompiuto”: per tutta la sua durata si riesce a comprendere la genialità del protagonista, il suo carisma e l’importanza della sua presenza e delle sue idee per chi alla Apple faceva il lavoro di tutti i giorni. 
Non sono mai chiare invece le reali innovazioni che Jobs ha portato nei progetti più importanti della sua azienda. Tutto il film ci tiene lontano dagli schermi di computer per farci invece entrare in simbiosi con  il protagonista. Obiettivo centrato in pieno. Il magnetismo ed il talento di Ashton Kutcher riescono, per la maggior parte del tempo, a distogliere l’attenzione dalle evidenti lacune della pellicola, aiutati sicuramente dall’ottima regia di Joshua Michael Stern (che ogni tanto si lascia andare all’abuso di piani sequenza) e da un montaggio serrato in grado di tenere alto il rimo del film. Menzione d’onore per il casting: nonostante l’utilizzo di attori non proprio famosissimi, la loro somiglianza ed il loro impegno contribuiscono a rendere credibile la pellicola. Pellicola che ha il pregio di terminare al momento giusto, nel modo giusto, senza voler per forza giocare su stucchevoli sentimentalismi ed evitando di arrivare ai giorni della malattia di Steve Jobs. Il film ci lascia con uno Steve di nuovo padrone del suo sogno, era giusto così.

Jobs rimane comunque un prodotto indirizzato ad un certo target, ad un pubblico di riferimento ben preciso. Un film sicuramente da vedere, anche solo per godersi la performance di un attore (Kutcher) che raggiunge forse l’apice della sua carriera e soprattutto per conoscere, a grandi linee, la storia di uomo che dal nulla è riuscito a dar vita ad un sogno.

Flop al botteghino in America, molto strano. In Italia andrà sicuramente meglio...Anzi no, andranno tutti a vedere Sole a Catinelle (Zalone Dio).

domenica 20 ottobre 2013

ORFANI: Bonelli a colori, Halo su carta


Quando gli unici fumetti che hai letto (completamente) sono stati DragonBall e Ken il Guerriero, alla fine è fisiologico il bisogno di una nuova serie di giornalini che possano catturare la tua attenzione, tra un film e una sessione col pad in mano.
Così, leggendo un pò di opinioni sul social blu, in giro per la rete, su qualche forum, compro questo primo volume di ORFANI, questa nuova serie a colori di Bonelli editore, che dopo 85 anni di Tex e Dylan Dog forse si sono resi conto anche loro che c'era da tirar fuori qualcosa di nuovo. Ecco qui sta la paraculata dei Bonelloni nazionali: cosa tira più di un fumetto oggi? Un videogioco. Eccovelo qui allora.
Si perchè ORFANI non è altro che Halo, in tutto e per tutto, quasi. Diciamo che gli strizza tutti e due gli occhi, gli sculetta davanti e lo invita a salire su casa per vedere la collezione di francobolli.

Gli Orfani vengono leggermente drogati durante l'addestramento (questo si evince nel numero X del fumetto, che trovate aggratise in tutti i GameStop). Un pò come i giocatori della Giuventus dei tempi d'oro...

Fine del mondo, gran parte della popolazione mondiale si è estinta insieme a questa esplosione, che non è un esplosione causata dalla caduta di un meteorite. Una misteriosa razza aliena ha deciso di attaccare la terra, così, a random. Per qualche assurdo motivo sono sopravvissuti soltanto dei ragazzini di non più di 12 anni. Loro sono l'ultima speranza dell'umanità. Di fatto vengono subito inseriti in un programma di addestramento brutale, alla Hunger Games per capirci, atto a farne dei soldati di livello superiore, un pò come gli Spartan della dottoressa Halsey. Già da questo abbozzo di trama si capisce la natura fortemente Bunginiana di questo fumetto, ci stanno pure le truppe d'assalto normali sfigatissime che non ci capiscono una mazza appena c'è da sparare due colpi, tipo l'esercito ODST. Senza parlare di questi super soldati che vengono fatti riposare come? Ibernandogli come Master Chief ovviamente.
La questione è: la cosa funziona? Oh alla fine della fiera mmmm si dai, voglio dargli fiducia. La parte iniziale di descrizione dell'apocalisse è sintetica e sobria, leggermente più dettagliata quella dell'addestramento degli Orfani. La storia è narrata su diversi piani temporali e questo lascia intendere che scopriremo maggiori retroscena sul passato dei protagonisti nei prossimi numeri, percorrendo la storia su due linee temporali parallele (o almeno spero). E' tutto centellinato in questo primo numero, come nella prima puntata di una nuova serie TV (che poi è l'impostazione con cui verrà serializzata la collana). che deve accalappiare nuovi seguaci facendogli venire la bava alla bocca.

Pistolero è l'unico Orfano col burka

I disegni di Emiliano Mammucari hanno un tratto deciso e dei colori ben definiti. Sono davvero belli, nonostante l'artwork dei nemici alieni ricordi un pò quello di un pokemon sfigato (e speriamo che siano soltanto le truppe di ricognizione altrimenti la serie può finire anche con questo numero) e quello delle armature degli Orfani ricordi un pò tanto quelle degli Spartan. Però oh, l'abbiamo detto all'inizio che l'ispirazione è chiaramente quella.
I dialoghi curati da Roberto Recchioni sono abbastanza curati da farti entrare subito in contatto con la realtà dei protagonisti, pure se i soprannomi che questi si danno non sono esattamente il massimo, speriamo si chiamino Pistolero, Eremita, Boyscout ecc ecc soltanto in questo numero.
Insomma pare tutto messo lì per attrarre i fan dello sparatutto più famoso della galassia ma non solo. Diciamo che è tutto messo lì per ammiccare ad un videogiocatore abbastanza colto da apprezzare una saga fantascientifica piuttosto matura e (speriamo) complessa, che normalmente sarebbe apprezzata soltanto dai nerdoni patiti di fantascienza matura e complessa.

Insomma ci piace? Per il momento ci piaciucchia...almeno ci incuriosisce abbastanza da farci attendere il secondo numero e comprarlo tipo subito? Quello si. 

Prezzo consigliato 4.50 euro, 98 pagine tutte a colori. Non tantissimo ma nemmeno poco. Ci proviamo. Vogliamo crederci. Andiamo a prenderci la coppa!

martedì 8 ottobre 2013

Tutto quello che vi siete persi (Recap post crisi esistenziale)


Torno a scrivere sul blog dopo parecchio tempo, dopo una crisi creativa che mi accompagna ormai da parecchi mesi e che mi impedisce di mandare avanti progetti con una certa regolarità, questo blog compreso. Il così detto "blocco dello scrittore", una forma di stitichezza amanuense che mi ha impedito di tenervi aggiornati su tutto quello che avreste dovuto vedere, giocare, comprare negli ultimi mesi...

Ci rimettiamo in pari? Rimettiamocici:

Dunque da cosa vogliamo partire? Cinema, televisione, videogame 'AAAAAAA MAGGICA?

Giusto due parole sulla banda Garcia allora va...

I'm sexy and you know it!

Sette partite, sette vittorie. Venti gol fatti, uno solo subito. Derby stravinto, tutti a casa. La coppa in faccia embè?
Questa Roma mette paura, non solo perchè schiera INSIEME quei gran bei ragazzi di Strootman e Gervinho, non solo perchè De Rossi si è ricordato di essere un giocatore del giuoco del calcio, non solo perchè se la difesa non fa il suo lavoro De Sanctis gli uccide la famiglia a tutti, non solo perchè c'abbiamo lì davanti il giocatore più forte di tutta la storia dell'uomo. Questa Roma mette paura perchè....Bho, non lo so manco io. Non si ha più la sensazione di perdere con chiunque, anzi, se il Real o il Barcellona si trovano a passare magari diamo 3 pere anche a loro che ne sai? Ora tocca al Napul'è, che coi suoi mille colori e le sue mille paure sembra una delle poche squadre che può tenerci testa. Li aspettiamo sulla porta, con i contenitori della differenziata per mettergli più paura possibile.

Poi che più? Ah già, per il mio compleanno (che cade di 23 Luglio, se volete segnarvelo e farmi un regalo non mi offendo) tutti i miei amici più carissimi mi hanno regalato il cofanetto con tutte e 6 le stagioni dei Soprano. Con la mia consorte ce le siamo sparate tutte in tipo due mesi, 86 episodi, eravamo diventati due zombi drogati di mafia e ziti al ragù. Dopo The Shield indubbiamente è la serie meglio scritta e meglio recitata che abbia mai visto, anche perchè sono le uniche che ho mai visto. Avevo iniziato a vedermi Hannibal su Italia 1 ma il fatto che ormai infilino Laurence Fishburne praticamente ovunque mi ha urtato un pò il sistema nervoso. Magari sostituirà pure Banderas alla pubblicità del mulino chi te lo dice...Somma tristezza se penso che non vedrò mai più James Gandolfini recitare. Piango.

"Che? Un altro telefilm? Oh cazz.....Ok ok finisco la trifacciale e arrivo, cagacazzi!"

Prima di chiudere col cinematografò buttiamoci un pò sui videoGGiochi. Partiamo da GTAV? No, partiamo dal ritorno di Sam Fisher.

Splinter Cell Blacklist è un gioco clamoroso, poco da dire. Tutte le buone idee di Conviction (e di Ghost Recon Future Soldier, vedi il drone) sono rimaste ad arricchire un gameplay che ne sopprime le magagne tornando alle origini e riproponendo uno stealth puro, di quelli duri, di quelli che se una guardia ti scopre a scavalcare un muro che non devi, ad aprire la dispensa dove tengono la birra o se anche solo ti sentono camminare con un passo appena più svelto perchè ti sei stancato di esplorare la mappa per memorizzare i percorsi delle guardie (che tanto cambiano ad ogni reload), chiama i suoi amici e ti fa il culo in tre secondi e se non ti trovano subito sguinzagliano i cani o peggio dei mini-droni esplosivi. Stealth Game della madonna, cooperativa da sbavo, Spie vs Mercenari scimmiante ma pure istigante alla bestemmia. 

Comunque sia GRAZIE TOM. Il mondo dei videogiochi ti è grato. Riposo soldato.

Signori come questo qui sopra arricchiscono il mondo dei videogiochi, non David Cage e le sue stronzate, per dirne uno.

Ora si che possiamo parlare di GTAV, gioco che ho anche recensito insieme ad altri due colleghi, per rinfrancare il tema della trinità che permea il titolone Rockstar.
Il voto che magari avete letto nella recensione non è necessariamente quello che io darei al titolo. Intendiamoci: è il GTA più grande di sempre, nessuno saprebbe fare di meglio a livello di offerta ludica. Cosa non mi ha convinto? Cosa non mi ha fatto amare alla follia GTAV quanto gli ultimi giochi Rockstar? La storia. La caratterizzazione dei personaggi è perfetta: Michael, Franklin e Trevor sono tre personaggi a dir poco fantastici, ognuno con una storia interessante da raccontare. Il problema è che non sempre coinvolgere tutti e tre nella stessa avventura risulta funzionale ai fini della trama principale ed il tutto alla fine sfocia in tre finali che ti lasciano un pò così, con l'amaro in bocca, perchè non portano a compimento la trama costruita intorno all'esplosivo trio fino a quel momento. Peccato, rimane soltanto un capolavoro. Poteva essere IL capolavoro.

Chiudiamo, come promesso, col cinematografò....Anche perchè dalla regia mi dicono che è pronto il minestrone di riso.


Bene, l'ultimo visto al cinema è Gravity, di Alfonsone Cuaròn, l'uomo che ripudia il montaggio in ogni sua forma. Gravity però è semplicemente il film più bello ed emozionante dell'anno, di quelli che gli Oscar principali non li vincono sicuro, (quelli vanno a pipponi in stile Argo e The Hurt Locker) ma che la gente quando esce dalla sala dice "ME COJONI". La sceneggiatura potevo scriverla anche io: Geroge Clooney è il comandante veterano in una missione spaziale dove invece Sandra Bullock è la novellina di turno. Succede un casino, salta in aria tanta roba, tutto nell'assordante silenzio del vuoto cosmico. Il 3D migliore che si sia mai visto da sempre, una Sandra Bullock meravigliosamente palestrata, un Geroge Clooney di contorno che ci sta sempre bene e una regia clamorosa, con piani sequenza interminabili, adrenalinici, indimenticabili. La tensione mi ha fatto sprofondare nella poltrona, il film mi ha fatto sentire piccolo nell'immensità di quello che si vedeva a schermo. Tanta roba. Grandissimo Cinema. 2013 Odissea nello Spazio.

Come fai qui senza Nespresso Giorgè?

Restando in tema Kubrick stamattina invece mi sono visto nella comodità del DVD, Bronson, di Nicolas Winding Refn (il tizio danese che ha girato Drive). Cos'è Bronson? La storia del criminale psicopatico più pericoloso di Londra, uno che ha passato 36 anni in carcere, 34 dei quali in isolamento (dove si trova tutt'ora). Bronson è un viaggio all'interno della follia umana, del masochismo, della violenza. Vi ricorda qualcosa? Si, vi ricorda Arancia Meccanica. Ecco Bronson nè il seguito spirituale: un film duro, violento, spericolato in più di un'occasione. Refn gioca a fare Kubrick sia con la fotografia, fredda, sovraesposta, sgranata, con inquadrature maniacalmente simmetriche, che con la regia, priva di leziosismi ma che sa colpire duro quando vuole. Un Tom Hardy immenso, stratosferico. La sua migliore interpretazione di sempre. Vedetevi Bronson, tutti, subito, ve lo presto io.

Questa è la parte in cui il protagonista prova ad accedere per la prima volta a GTA Online

Mi fermo qua per oggi. Il problema di uno scrittore che ha avuto il blocco dello scrittore è quando finisce il blocco dello scrittore, perchè vorresti scrivere 450 mila cose e non riesci a fermarti....Poi ti ricordi che la gente di leggere si rompe il cazzo presto e ti fermi. Ma poi mica sono un scrittore...

Alla prossima, CIAUUUUUUUU!

venerdì 9 agosto 2013

Cineombrellone: "Now you see me" e "Gli Stagisti"


Di "Now you see me" non vorrei parlare troppo e infatti non lo farò. Il film è una cagata pazzesca di Fantozziana memoria, chiunque vada a vederlo meriterebbe di assistere alla proiezione inginocchiato sui ceci.
Sti quattro maghetti, illusionisti, ipnotizzatori, prestigiribirdigitatori che fanno le magie per rapinare tutto e tutti. Alla fine ne esce un'accozzaglia di scenette a metà tra Ocean's Eleven e uno spettacolo di Dynamo, solo molto più assurde, parecchio più assurde. Per spiegare tutta sta valanga di cazzate la scusa degli sceneggiatori è sempre quella:"ragazzi sono illusionisti, tutto quello che vedete non è vero"...Peccato che non basti a giustificare il milione e mezzo di buchi nella sceneggiatura.

Sapete che la metà del budget per il film è mia...Vero?

Di vero rimangono i dialoghi fortemente scemi, un Morgan Freeman svogliato e con la dentiera nuova, un Mark Ruffalo patetico invischiato in una ridicola storiella d'amore con l'insopportabile Melanie Laurent ed il resto del cast totalmente inutile, compresa la ritrovata coppia di Zombieland Eisenberg-Harrelson
Bruttissimo film, bruttissima storia, finale da fustigazione in sala mensa. Peccato perchè era girato da Dio, nonostante le circa 35 panoramiche a 360 gradi.


Ma passiamo alla parte bella: Gli Stagisti

Torna la premiata ditta Vaugh-Wilson dopo l'irresistibile Wedding Crashers e torna con una commedia non troppo intelligente ma da applausi a scena aperta.
Due rappresentanti sui 40 si ritrovano senza lavoro e con una serie di intrallazzi riescono a imbucarsi in uno stage estivo da Google al termine del quale, i vincitori, avranno un contratto a tempo pieno con l'azienda.
Partendo dal presupposto che la critica alle due generazioni protagoniste del film, i quarantenni e i ventenni, non è troppo accanita e non vuole essere eccessivamente pedante o bacchettona, tutto il film funziona, tutto, dall'inizio alla fine. Vuoi per il cast azzeccatissimo, vuoi per le gag intelligentemente comiche e mai volgari, vuoi per Owen Wilson e Vince Vaughn che insieme danno il meglio di loro (anche se stavolta non interagiscono l'uno con l'altro così spesso come in Due single a nozze). 
Il film fa ridere, ridere di gusto. 

Vorrei quel cappellino da Noogle e vorrei essere alto come Vince Vaughn (di sicuro quando entra in un posto la gente di ferma a guardarlo da quanto è alto)

Intendiamoci: ogni tanto si inciampa in qualche dialogo un pò zoppicante (più per i riferimenti strettamente americani, poco comprensibili per il nostro pubblico) e nel solito inciucio amoroso forzatissimo che agli AMERRIGANI se ce lo togli si fanno rodere di brutto.
E' tutto comunque circoscritto a pochissime sequenze. Il resto del film mette in piedi una storia oltretutto credibile, infarcita di citazioni irresistibili ma che non vuole mai strafare.
C'è pure la solita comparsata geniale di Will Farrell senza la quale nessun film di Owen Wilson, Vince Vaughn o Ben Stiller sarebbe  un buon film.
Insomma la prova che se ci si mette con la testa, in questo caso quella di Chris Vaughn che è produttore e sceneggiatore del film (nel tempo libero magari lo ha anche montato chi lo sa), si tirano fuori prodotti di qualità.
Andate a vederlo. Subito. Stasera.

P.S. I titoli di coda del film sono indubbiamente i più geniali mai pensati da una mente umana.

P.P.S. Dopo Gli Stagisti nessuna partita di Quiddich o condivisione su Instagram (da oggi ufficialmente Exchangeagram) sarà più la stessa.

P.P.P.S. Questo post lo sto scrivendo da un iMac...Capisco perchè lo usa soltanto il 2% della popolazione mondiale.

lunedì 29 luglio 2013

Hugo Cabret, Deadpool e il Videogioco della vita


Oggi tripletta di contenuti, che fa caldo e bisogna risparmiare le energie. E' tutto un pò più asciutto del solito così almeno non vi rompete troppo i cojonés a leggere le deliranti boiate del qui presente scassamaroni.

Dunque partiamo dal cinematografò: Hugo Cabret. Non è il classico film di Martin Scorsese, basti pensare che nessuno spara a nessuno e non si vede una goccia di sangue. Questo fece storcere il naso a molti ai tempi dell'uscita, più di un anno fa. Per me invece, Hugo Cabret, è uno dei punti più alti toccati dalla carriera del regista italo-americano e vi spiego brevemente il perchè. (Ovviamente considerando che non ho letto il romanzo da cui il film è tratto:"La fantastica invenzione di Hugo Cabret")
Hugo Cabret non è soltanto un film girato con una maestria ed una raffinatezza che pochi cineasti al mondo possono vantare. Non ha soltanto una delle più belle fotografie che abbia mai visto in vita mia. L'opera di Martin Scorsese è una favola senza tempo e contemporaneamente uno dei più grandi e poetici omaggi al Cinema che si sia mai visto in un film (una sineddoche al contrario in pratica).

Il film comunque mostra anche una delle prime partite della storia a "L'allegro chirurgo"

Perchè? Perchè il film racconta la storia di Hugo Cabret, questo ragazzino rimasto orfano che vive nella stazione di Parigi, dove cerca disperatamente di riparare un automa che è in grado di scrivere, trovato anni prima dal padre. Una volta riuscito nell'intento e "riscoperto" il talento di quel robot, il ragazzino scopre chi era il proprietario di quell'incredibile invenzione e lì comincia la magia del film.
Un omaggio commovente a George Mélieès (nel film un bravissimo Ben Kingsley), considerato il secondo padre del Cinema, dopo i fratelli Lumière na che, a tutti gli effetti, ne è l'unico e vero pioniere avendo inventato una tecnica senza la quale il Cinema non esisterebbe nemmeno: il montaggio. E allora Hugo Cabret, come dicevamo, diventa una vera e propria dichiarazione d'amore di Scorsese al suo mestiere, quello di far sognare le persone. 
Perchè lo scopo di chi fa Cinema era, è e rimarrà sempre questo. Far sognare le persone.

'nto culo a quei tre siti mafiosi che intascano mazzette per sparare epic quote ruffiani

Chiosa sul momento cinematograficò e riparliamo finalmente di videogame, che mica può diventare un blog sul cinema questo. Sembrerebbe scritto da una persona seria poi.
Deadpool The Videogame (QUI la recensione). A memoria è il primo videogioco su un super-eroe che non è un tie-in di un film su quel super eroe, il che è subito un punto a favore di High Moon Studios.
Breve e conciso: è un action con poche pretese, tanti avversari scemi da massacrare e qualche buon momento che però non rimarrà a lungo nella nostra memoria. Quello che conta però è che Deadpool fa letteralmente piegare in due dalle risate. Wade, il protagonista, ha un profilo da super eroe non proprio canonico, come i lettori Marvel più accaniti sapranno, e questo lo rende un tantinello irriverente...Andiamo così avanti per circa sette ore con battute sessuali squallidissime, insulti diretti agli sviluppatori, prese per il culo ai villain (volutamente scadenti) inseriti nel gioco e tutta una serie di citazioni, parodie e gag talmente trash da sentirsi male. Un "one man show"che resterà negli annali dei videogame. Una buon antidoto all'ultima porcata che ho giocato e di cui non ho ancora del tutto eliminato il saporaccio dalla bocca.

L'ultima parte di questo post la scriverai in seconda persona singolare perchè ultimamente nei blog di un certo livello si usa così e poi perchè la situazione richiedeva un tono più maturo del solito...Sòccoseserie:


Chiudiamo con quello che, a tutti gli effetti, è il videogame più importante della tua vita, in assoluto, EVA. Attenzione: non il più bello, il più importante, che è diverso.
Il primo Prototype, in tutta la sua rozzezza, ti era piaciuto abbastanza così il secondo capitolo lo attendevi proprio per vedere se tutte quelle buone idee, non del tutto sfruttate, avrebbero potuto portare un nuovo capolavoro del genere action/oper world.
Non avresti mai immaginato a cosa andavi incontro. Il tuo lavoro/passione/hobby di redattore ti portò ad essere invitato alla presentazione ufficiale del titolo, negli studi di Cinecittà, dentro una scuola di cinema. L'evento era incentrato sul legame tra cinema e videogame. All'inizio eri un pò titubante visto che Prototype non era esattamente un videogame dalle spiccate caratteristiche cinematografiche, a parte questo magnifico trailer il live action:


Troppo facile però con la canzone più bella della storia...

Comunque dato che si era a Cinecittà, si era organizzata una sessione di riprese di una live sequence ispirata al gioco. C'era un fottio di gente sul set tra attori, troupe, pubblico e giornalisti. C'erano tante persone...Tra tutte però incrociasti più volte lo sguardo soltanto con una. Non hai mai capito cosa fosse successo quel giorno, o forse si...Sicuramente della live sequence non te n'è più fregato niente in quel momento.
Non sapevi cosa sarebbe successo di lì a poco e ancora oggi non te lo sai spiegare precisamente. Sai soltanto che in quei momenti, in quel preciso contesto, non avresti mai immaginato di incontrare la donna della tua vita. Nonostante Prototype 2 poi venì fuori davvero come un gran gioco, lo ricorderai sempre e solo per questo motivo.

giovedì 25 luglio 2013

Gangster Squad: vorrei ma non posso


Ve l'avevo promesso ed eccola qui, la recensione di questo Gangster Squad, promettentissimo thriller, con un cast dellamadò, ambientato nella Los Angeles puzzolente e corrotta del dopoguerra, comandata dallo spietato boss Mickey Cohen (Sean Penn).

Dunque partiamo proprio da qui: Mickey Cohen, con l'appoggio di Chicago, ha preso il potere a Los Angelse...Racket, estorsione, prostituzione, scommesse, droga, tessere del PD ecc ecc
C'è però il solito detective capoccione, John O'Mara (Josh Brolin) che sta cosa non la digerisce e su sprono di un capo ancor più capoccione (Nick Nolte) forma una squadra di poliziotti incorruttibili per spodestare Cohen dal suo trono criminale.

Vi ricorda qualcosa? Esatto. Gangster Squad non è altro che Gli Intoccabili. O almeno vorrebbe esserlo, un tutto e per tutto. La storia è quella: c'è il Boss, il poliziotto incorruttibile, il vecchio saggio, il tizio delle minoranze etniche, il piccoletto che non usa violenza ecc ecc.
La storia è ripresa dall'immortale capolavoro di Brian De Palma e fino a qui ci siamo. Poi però la produzione fa: "Oh ragazzi da chi altro possiamo scopiazzare? Che videogames interessanti sono usciti ultimamente?" così probabilmente salta fuori qualcuno che aveva giocato al bellissimo L.A. Noire ed il gioco è fatto. Già che c'erano c'hanno buttato dentro pure un pò di L.A. Confidential e hanno accesso il frullatore.

Quando qualcuno si accorgerà della cinOfilia di Josh Brolin sarà troppo tardi...

Dunque, il punto è questo: Gangster Squad non è un brutto film, è soltanto un film che ha voluto volare più in alto delle sue possibilità e, probabilmente, con un cast diverso sarebbe stato molto migliore di come è uscito fuori alla fine.
Perchè, intendiamoci, un cast può anche essere stratosferico (Sean Penn, Ryan Gosling, Josh Brolin, Nick Nolte, Emma Stone) ma se quasi nessuno sta dentro al personaggio che interpreta allora hai fatto la più clamorosa delle toppate, buttando pure un sacco di soldi.
Pure un bambino capirebbe che Sean Penn non è Robert De Niro, che Josh Brolin è uno degli attori più sopravvalutati di Hollywood e a sto giro è fuori ruolo come pochi, che Ryan Gosling appena gli fai fare un personaggio diverso da quello di Drive o Solo Dio Perdona va in crisi, non ci capisce più una ceppa e sforna interpretazioni insignificanti come questa.
Insomma se il tentativo era quello di emulare Gli Intoccabili, Gangster Squad fallisce di brutto. Se invece si guarda come una pellicola a sè stante allora diventa un film godibile, girato in maniera splendida, con una fotografia mozzafiato ed un finale quantomeno divertente e spettacolare quanto basta.
Per il resto c'è uno Sean Penn perfetto (almeno lui) nei panni di Mickey Cohen ed una storiella senza guizzi, prevedibile come poche e abbastanza scopiazzata. Senza contare la retorica spicciola che ogni tanto fa "SETTETE!" e i dialoghi composti quasi esclusivamente da bottom lines alla David Caruso.

Saranno pure di più...

Ma a confronto di questi 4 sembrano i One Direction

Insomma una mezza delusione, pure più di mezza se vogliamo dirla tutta...Un'occasionissima sprecata (come giustamente ha sottolineato la freddissima accoglienza di critica e pubblico all'uscita nelle sale) con un mucchio di grandi nomi buttati allo sbaraglio per creare una cassa di risonanza intorno alla produzione ma di cui si salvano giusto Sean Penn e il regista Ruben Fleisher.

Nota di demerito per gli sceneggiatori, spocchiosi e copioni, che sicuramente da piccoli non hanno imparato il grande insegnamento che dice "Se copi dal primo della classe non sempre prendi il suo stesso voto".

La battuta d'uscita non poteva che toccare a Bob, che aspettava di dirla da almeno dieci minuti, non lo tiene più nessuno...Dai su, dilla ora così la facciamo finita che fa caldo:

"SIETE SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO! CHIACCHIERE E DISTINTIVO!"

Oh a tenerlo ci hanno provato ma niente...

mercoledì 24 luglio 2013

GTAV: perchè Rockstar Games è Dio


Ogni volta che esce un gioco targato R* è sempre così: un evento. Si aspettano tutti che le cose cambino radicalmente, ovvio, perchè alla fine è proprio così che vanno le cose. Ogni santa volta. (si, pure con Bully che era una stronzata).
In questa generazione Rockstar ha dimostrato il suo immenso talento, annichilendo praticamente tutto e tutti. Breve recap sullo stint della grande R in questa gen?
Grand Theft Auto IV, Red Dead Redemption, L.A. Noir, Max Payne 3.
Basterebbero quei primi due giochi a far si che Hideo Kojima si impicchi nel bagno di servizio (Hideo, quello che frigna perchè il trailer di GTA5 spacca il culo a tutto).

E' inutile che fai il figo ciccio. STACCE!

E tralascio volutamente dei DLC che non sono stati DLC, ma veri e proprio giochi che a loro volta spaccavano il culo anche loro (Episodes from Liberty City e Undead Nightmare).
Rockstar rivoluziona sempre tutto. Mannaggia a lei.
Le altre software house fanno tanto per offrire prodotti sterili, vuoti e tutti uguali e lei insiste nel voler per forza creare il gioco definitivo. Ogni maledettissima volta.
Perchè se decidi di prendere San Andreas, di ampliarla e di toglierci tutti i personaggi e le storie idioti di GTA San Andreas per ficcarci dentro tre individui così, con delle storie così...Se decidi che durante il gioco puoi switchare dall'uno all'altro, anche durante le missioni, se permetti al giocatore di organizzare ogni singola attività e missione. Bhè allora vuoi proprio bene al tuo pubblico.
Creare un gioco del genere, a fine generazione, quando potevi tranquillamente uscirtene con un: "ragazzi noi sto giro passiamo la mano, ci vediamo su PS4 e XBOX One", allora significa che hai passione per quello che fai.
Che poi Rockstar non lo fa nemmeno apposta secondo me. Cioè loro non creano di proposito videogame che umiliano la concorrenza da quanto sono belli. Il loro obiettivo non è quello. E' che loro sono abituati da sempre a fare giochi così. Siamo noi che ancora non ci siamo abituati a tutta sta roba.
A noi ormai ci basta un Nathan Drake con la barba un pò più lunga che si porta appresso una ragazzina invisibile ai nemici per gridare al miracolo.

Le ferie quest'anno conviene prendersele dal 17 Settembre

Poi però Rockstar se ne viene fuori con un GTAV a fine generazione e sono tutti lì con la bocca aperta, stile Jessica Rizzo, a domandarsi come faranno a giustificare almeno 6 mesi di assenza da lavoro, scuola, palestra, centri sociali e quant'altro.
Qui si sta parlando di un videogioco che potrebbe tranquillamente racchiudere in se tutta l'essenza del concetto stesso di videogioco, una sorta di videogioco totale, come il calcio degli olandesi degli anni 70 ma senza treccine e senza quei calzoncini ridicoli.
Quello che fa più paura però è vedere Rockstar destreggiarsi con questa disinvoltura in mezzo alle attese spasmodiche e idrofobe dei fan, nonostante sia già riuscita nell'intento di creare quello che, probabilmente, è stato il videogame più bello di sempre: Red Dead Redemption (una cosa che io sinceramente non mi sarei mai aspettato visto che era il seguito spirituale di Red Dead Revolver, un gioco discretamente bruttarello).

Il bello però è che io qualche volta mi dimentico che il 17 Aprile esce GTAV e questo mi causa molti problemi. Succede infatti che io mi esalti pensando all'uscita di uno Splinter Cell Blacklist, di un Watch Dogs, di un Assassin's Creed 4....Poi però mi ritorna in mente quella data e mi si smonta tutto. L'esaltazione crolla a zero ed in mente ho solo lunghissime sessioni di gioco in cui entro in un mondo e mi dimentico del mondo vero.
E questo con GTA succede a tutti, non cominciate a rompere le palle con "io ho una vita vera, sfigato!" "ma esci e vai a figa invece di giocare a GTA che tanto sono tutti uguali"...

Insomma Rcokstar Games è Dio...Per questi e altri duecentosettantatremila motivi. GTAV venderà un casino, farà divertire milioni di persone e forse (dico FORSE) riuscirà pure a scalzare dal trono quel RDR che fino ad ora rappresenta il punto più alto della storia di Rockstar e dei videgiochi in generale. 
Chi obbietta gli facciamo passare almeno due notti nella zona cucina-cesso.

P.S. Non sono riuscito a prenotare la Collector's Edition di GTAV. Certo uno scatolone con dentro un cappellino da rapper negro sfigato e un borsello da checca non valevano 140 euro....Però cazzo era la Collector's Edition di GTAV! Ero già pronto col più accorato degli SHUT UP AND TAKE MY MONEY!

P.P.S. Nonostante pochi titoli possano far paura a Rockstar nella finestra di lancio di GTAV, i capoccia della grande R, anche stavolta, devono guardarsi le spalle e, almeno un pochetto, stare in ansia perchè comunque gli avversari non vanno mai sottovalutati. Soprattutto se, molto coraggiosamente, escono sul mercato prima di te:


BuHAhuAuhAHUUAHUAHuAHUahuAhuAhuahAUhauAHuAhAUhAUhauAHuAhaUhauAhuAhaUhauaHuAhAUhAUhAuaHuAhAUhauAHAUhUhAUahuAHUAhauhauAHUAhAUhaUhauAHuAhAUhAuahuAHaUhauahuAHuahaUhauaHuahaUahuAHAUhaUhauAHuAHauhaUhaUhauAHuahuAHuAHuahaUhauaHuAhaUhaUahuAhaUhauAHuahaUhauaHuahuAhAUhAUhaUahuAHuaHuAHuAhuAHuAHuAHuAHuAHUAhAUhaUhaUhauAHUAhaUhaUhaUhaUahuahuhaUhauaHuahauhauhauAhaUhauhauaHuaHAUHaUhAUHhaU!

lunedì 22 luglio 2013

Looper: gira gira fai una finaccia, però ti diverti


Regalatomi da mio fratello insieme ad altra robetta interessante, tra cui Gangster Squad (che non ho fatto a termpo a vedere quindi la recenZione è rinviata a data da destinarsi. Però in compenso arriva in tandem con un gioco a cui, guardacaso, somiglia un casino).

Dunque Looper: Nell'anno 2074 sono stati inventati i viaggi nel tempo, ma sono illegali, li usano solo i mafiosi per far sparire personaggi scomodi, visto che nella loro epoca non è facile nascondere un cadavere con tutti i cip di riconoscimento. Quindi fanno così: lo legano mani e piedi, lo incappucciano e lo spediscono indietro di 30 anni. Nel posto esatto in cui lo sfigato compare c'è un killer che lo spedisce all'altro mondo. Questi killer vengono chiamati Looper e sono gestiti da Abe, un tizio che viene dal 2074, mandato nella loro epoca per organizzarne i lavori. Lo sfortunato giunge con un carico di argento sulla schiena, che è appunto il compenso del Looper
Questi tizi sono dei killer che vengono appunto pagati per fare questo genere di lavoretti. Nonostante ciò il loro lavoro non permette proggetti a lungo termine, come te lo permetterebbe essere assunto in ministero. Dopo trent'anni di servizio, infatti, se i tizi del futuro vogliono dare il ben servito a un Looper, gli mandano nel passato proprio il se stesso del futuro. Uccidendolo, il Looper chiude il suo Loop ed ha 30 anni per godersi la vita, visto che è condannato a morte da se stesso.
Questo è quello che capita a John (Joseph Gordon Lewitt): solo che gli capita con molto anticipo. Il se stesso del futuro (Bruce Willis) però non si becca una fucilata in petto ma lo mazzola e scappa. 
Questo fa leggermente incazzare l'associazione criminale per cui paradossalmente entrambi lavorano, che comincia a dar loro la caccia.

Ehi Gordon! Così conciato potresti pure fare un prequel di Die Hard (non farlo Gordon!)

Messa così non è tanto semplice da capire, anzi l'ho semplificata anche troppo, visto che poi la trama si incasina ancora di più...Il bello di Looper però è che la trama si incasina senza incasinare il film, il che è un punto di vantaggio per lo spettatore che rimane in grado di seguire le fila del film fino alla fine.
Perchè quella di Looper non è soltanto una delle più ingegnose ed originali che si siano viste negli ultimi anni. Ma probabilmente, a parte Ritorno al Futuro (a.k.a. Dio), è il miglior film sui viaggi nel tempo, almeno il migliore che il sottoscritto abbia visto. EVA.
Intendiamoci, non è mica un film perfetto. Il protagonista non viene mai approfondito a fondo, anzi resta per tutto il film una figura abbastanza oscura, nonostante di lui si conoscano (anche se parzialmente) presente e futuro.
Joseph Gordon Lewitt è bravissimo, soprattutto a far sembrare credibili quegli appena 2-3 chili di trucco che gli sono stati applicati per farlo assomigliare a Bruce Willis da giovane. Il Bruce nazionale invece timbra il cartellino senza strafare, un pò come Francescone Totti: gioca da fermo ma la sua presenza si sente, nonostante l'età non gli permetta più di fare certe cose. Ma tuttavia lo script gliele risparmia intelligentemente.

Si, e io c'ho scritto Giocondo in fronte ve?

C'è poi una consistente parte del film che si dedica, ovviamente, alle ripercussioni che il presente può avere sul futuro, a scelte morali che sono tutto fuorchè retoriche e a momenti che colpiscono davvero duro, coraggiosamente duro.
La pellicola di Rian Johnson (praticamente un esordiente nel paese dei balocchi) ha poi il pregio di prendersi i giusti tempi, di accelerare e rallentare con tempismo, senza sballottare lo spettatore, dandogli il tempo di capire che cosa sta succedendo, il motivo per cui sta succedendo e quando sta succedendo. 
Tutto al momento giusto, senza bruciarsi niente.
Lo script evita anche abilmente di ridurre la pellicola ad un triste Me vs Me tra Lewitt e Willis che anzi si scontrano direttamente in ben poche occasioni.
Si arriva così ad un finale praticamente perfetto...Troppo buonista forse? Forse. Ma a mio modo di vedere perfetto per come si è evoluto rispetto alla storia portata avanti fino a quel punto.

La regia di Johnson? Fantastica, finalmente si rivede qualche primissimo piano nel cinema amerregano...(Anche se qui la maggior parte sono per Lewitt che deve essersi divertito un mondo a imitare le smorfie di Willis) Risoluta ma al contempo emozionante nelle concitate scene d'azione.
Effetti speciali anch'essi di qualità (anche perchè non se n'è abusato), soprattutto se si pensa che il film è stato realizzato con un budget non propriamente da blockbuster: appena 30 milioni di dollari. Solo in America ne ha incassati 8 volte tanti però.

'Ca nisciun è fess guagliò!

Insomma Looper è un capolavoro? No, però ci va dannatamente vicino. E' uno di quei film destinati a diventare un cult nel suo genere. Fortuna che ne fanno ancora di film così...
Troppo facile fare un Donnie Darko dove non ci si capisce un cazzo. Provate a fare un film come questo con un budget "da fame" e poi vediamo chi si copre di gloria. Eccheccazzo.